venerdì 6 novembre 2009

I gruppi partigiani nel Bellunese e Agordino


Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, con la conseguente caduta del regime fascista, si aprì in Italia un periodo difficile destinato a condizionarne il futuro. I nazisti entrarono in Italia occupandone il territorio e, dato che l’esercito regolare si era dissolto, toccò ai nuclei partigiani, formati principalmente da giovani e antifascisti, tentare la difesa e la liberazione del paese. Nell’Agordino, ma soprattutto nel Bellunese, si crearono gruppi ben organizzati tra i quali ricordiamo il primo nucleo partigiano “Luigi Boscarin”/“Tino Ferdiani” creato il 7 novembre 1943 su iniziativa del Comando Veneto e delle Brigate Garibaldi. Le Brigate Garibaldi, per l’appunto, furono molto attive nell’area di Belluno e Agordo con le varie Brigate “Leo de Biasi”, “Beduschi” e “Fratelli Fenti” operanti nella stessa Agordo le quali, tutte insieme, formarono il gruppo “Carlo Pisacane”. Altre importanti Brigate che esercitarono nel territorio Bellunese furono quelle “Calvi” e “Cacciatori delle Alpi” nel Cadore e quella nel Feltrino denominata “Antonio Gramsci”. Le Brigate e le organizzazioni partigiane fornirono un notevole contributo alla lotta contro i nazisti grazie anche al fatto che potevano arruolare persone colte e intellettuali che potevano dare un forte aiuto strategico in battaglia. Le Brigate Garibaldi costituirono l’80% circa di tutta la forza partigiana ed erano organizzate in tutt’Italia anche se in maggior parte nel Nord del paese. Queste agivano solitamente di soppiatto e silenziosamente tramite dei sabotaggi che indebolivano il nemico. Raramente i gruppi partigiani cercarono lo scontro diretto anche se questa tecnica non salvò le oltre 40 mila vittime partigiane della guerra. I partigiani arruolati nel Triveneto furono circa 34 mila e ne perirono, purtroppo, più di 7 mila; altri furono deportati nei Lager o imprigionati dai tedeschi.



Alessandro Bregalda

4 commenti:

  1. Devo dire che è una bel approfondimento, vorrei solo precisare che la tecnica che utilizzavano i partigani, non a scontro diretto, è la guerriglia. E poi bisogna dire che i partigiani hanno contribiuto molto alla caduta della repubblica di Salò(nord italia che confinava in quel periodo, a sud, con la linea Gotica)ma, è stato anche merito degli americani, i partigani hanno contribuito alla distruzione delle basi e degli accampamenti tedeschi. I partigiani non avrebbero mai potuto sconfiggere, da soli, la potenza militare tedesca. Ma comunque molti aspetti sono stati decisivi e, erano tutti con una mentalità più aperta, infatti per credere nei loro ideali hanno avuto il coraggio di opporsi al regime.

    Kristian

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  2. Concordo con Kristian, l'intervento anglo-americano è stato decisivo, non lo si può mettere in dubbio. Certo, però, che i 34mila partigiani del Triveneto sono da ammirare anche se il loro contributo può non essere stato così importante: il coraggio di opporsi ad un regime che ripudiavano consapevoli di essere nettamente inferiori praticamente in tutti i campi è veramente lodevole.
    Luca Mattarolo

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  3. si cerca sempre di sminuire la portata dell'azione militare dei gruppi partigiani nell'italia del nord relegandoli a fatti quasi marginali,e dire che senza l'apporto americano,non avrebbero potuto vincere.Ma sta di fatto che le azioni dei gruppi partigiani fiaccarono non poco la forza offensiva tedesca,permettendo così agli alleati trovare la via per il centro europa facilitata.I partigiani erano consapevoli che in uno scontro diretto,non ne sarebbero usciti,ma va da sè che fu una guerra di guerriglia,fatta per fiaccare nel morale e nelle cose il nemico,ed in questo ci riuscirono a tal punto che sia gli inglesi e gli americani,gli inglesi in particolare a collo torto,per la loro politica anticomunista, ammisero che l'aiuto dato dalle formazioni fu riconosciuto,ed importante. saluti

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